martedì 30 ottobre 2012

Ritrovata moneta dell'imperatore romano Mario

Una rarissima moneta dell'imperatore romano Marco Aurelio Mario è stata ritrovata all'interno della collezione donata dagli eredi di James Stevens Cox al Community Heritage Access Centre (CHAC) di Yeovil, Somerset. La rarità di questa moneta è comprensibile se si prende in considerazione che, secondo le fonti letterarie, Mario regnò per appena due giorni.

La moneta, un radiato, fu coniata nel 269, e mostra al rovescio la personificazione di Felicitas che regge un caduceo e una cornucopia e la legenda SAEC FELICITAS; al dritto c'è il busto di Mario, con corona radiata, corazza e drappo, e la legenda IMP C MARIUS P F AVG.

Il regno di Mario è compreso in quel periodo di grande instabilità dell'Impero romano che prende il nome di "crisi del III secolo", durante il quale l'esistenza stessa dell'impero fu messa in dubbio: la porzione orientale dell'impero, infatti, subì l'attrazione del Regno di Palmira, che per breve tempo sottrasse al controllo di Roma le province asiatiche e l'Egitto; contemporaneamente, ad occidente una gran parte del territorio romano si rese indipendente sotto il governo del vittorioso e indomabile imperatore Postumo, formando quello che gli storici moderni chiamano Impero delle Gallie.

Postumo fu ucciso per mano dei suoi stessi soldati: li guidò infatti contro Leliano, un suo generale che gli si era ribellato contro e che si era rinchiuso nella città romana di Mogontiacum (Magonza); dopo la sconfitta e morte di Leliano, però, Postumo impedì ai propri soldati di saccheggiare la città, e i soldati, infuriati, lo assassinarono.

Immediatamente dopo la morte di Postumo, i soldati acclamarono imperatore Mario, forse perché il suo nome - Marco Aurelio Mario - era di buon auspicio, richiamando quello del grande Marco Aurelio. Secondo le fonti letterarie, dopo due giorni di regno fu assassinato, forse per una questione privata, e gli succedette il generale Vittorino. Gli storici moderni, però, hanno esaminato le monete coniate nel nome di Mario dalle zecche di Treviri e Colonia, e ritengono che rimase al potere per più tempo, sebbene non oltre le 12 settimane.



"Rare Roman coin unearthed in Somerset", itv, 30 ottobre 2012; "Rare Roman coin amongst Somerset collection", 30 ottobre 2012; Michel Polfer, "Marius (A.D. 269)", De Imperatoribus Romanis, 24 giugno 1999. Le immagini sono: moneta ritrovata, Community Heritage Access Centre; "Impero romano 260", Panairjdde; "Antoninianus Marcus Aurelius Marius-s3155.3".

martedì 11 settembre 2012

Nuovi dettagli sullo svolgimento della battaglia di Kalefeld (235 circa)

Dolabra ritrovata sul campo di battaglia
Ho già parlato in passato della scoperta di un campo di battaglia in territorio tedesco: nei pressi di Kalefeld, intorno al 235, un esercito romano guidato probabilmente dall'imperatore Massimino il trace e comprendente la Legio IIII Flavia Felix, sconfisse un contingente di Germani.

Ulteriori studi archeologici hanno dimostrato che lo scontro fu iniziato dall'attacco dei Germani, e che la reazione del numeroso esercito romano - si stimano circa 20.000 soldati, tanti quanti quelli presenti nella battaglia di Teutoburgo - fu causa di una pesantissima sconfitta da parte dei Germani.

Il sanguinoso massacro di 1800 anni fa fu preceduto da un attacco dei Germani al convoglio romano, con la cattura di diversi carri da trasporto. Quando i Romani reagirono, i Germani si trincerarono col loro bottino sul crinale di Harzhorn; il ritrovamento di nuove tracce ha dimostrato che Romani attaccarono il crinale da più direzioni. I Germani si ritrovarono sotto un tiro intensissimo; i recenti scavi archeologici hanno ritrovato un elevato numero di punte di frecce, giavellotti e proiettili di catapulta

"Römer-Schlacht in Niedersachsen - Angriff von mehreren Seiten", Sueddeutsche.de, 7 settembre 2012. Gli scavi archeologici di Harzhorn hanno un sito: Römerschlacht am Harzhorn, http://www.roemerschlachtamharzhorn.de/

martedì 4 settembre 2012

Due statue acefale ritrovate ad Afrodisia

Afrodisia era un'antica città dell'Asia Minore, fiorente in epoca greo-romana. Oggi è un importantissimo sito archeologico della Turchia, che restituisce frequentemente importanti ritrovamenti.

Recentemente sono venute alla luce due statue acefale di epoca romana. La prima è alta 1,76 m, regge un rotolo nella mano sinistra e appoggia la destra sul fianco; dietro al piede sinistro ha alcuni documenti. La seconda statua è alta 1,68 m, ed ha entrambe le braccia mancanti; vicino la mano destra vi è un blocco di documenti.


domenica 2 settembre 2012

Resti di un antico esercito sacrificato ritrovati in una torbiera danese

Nel sito archeologico danese di Illerup Ådal, posto all'interno di una torbiera, gli archeologi guidati dal professor Mads Kähler Holst hanno ritrovato i resti di centinaia di guerrieri, uccisi in una battaglia avvenuta circa due millenni fa e sepolti in quello che all'epoca era un lago, un braccio dell'attuale lago di Mossø.

Le indagini avevano avuto origine dal ritrovamento di alcuni resti umani nella zona, ma gli archeologi sono stati sorpresi dall'elevato numero di resti riportato alla luce, sparsi su di una vasta area. L'analisi effettuata su meno di un centinaio di metri quadrati ha riportato alla luce frammenti di ossa riconducibili a circa 240 uomini tra i 13 e i 45 anni, ossa sulle quali sono presenti i segni di traumi da armi come spade e asce. Gli archeologi ritengono che l'intera torbiera, che si estende per 40 acri, contenga i resti di circa 1000 guerrieri.

Gli scheletri trovati non sono completi; alcune ossa mostrano inoltre chiari segni dell'azione di animali, che si cibarono dei resti dei cadaveri. Gli archeologi ritengono per questo motivo che i resti di un esercito sconfitto siano stati lasciati a marcire sul campo di battaglia per diverso tempo, e poi raccolti senza particolare cura e gettati nel lago. L'assenza di ossigeno ha permesso poi la conservazione quasi perfetta dei resti, tanto che alcune ossa conservano ancora il DNA; l'analisi antropologica dovrebbe permettere agli studiosi di ricostruire la dieta e l'aspetto dei guerrieri uccisi.

Il ritrovamento dei resti dell'esercito sconfitto conferma quanto riferito dallo storico romano Publio Cornelio Tacito (55-120) riguardo alle pratiche di guerra dei Teutoni. Narrando della visita di Germanico al luogo della battaglia di Teutoburgo (anno 9), dove i Romani erano stati sconfitti da Arminio, Tacito riporta che i Germani non seppellivano i resti dei nemici caduti, ma li lasciavano a marcire sul campo di battaglia (Annali, I.61):
In mezzo alla pianura biancheggiavano le ossa, sparse o ammucchiate, a seconda della fuga o della resistenza opposta. Accanto, frammenti di armi e carcasse di cavalli e teschi confitti sui tronchi degli alberi. Nei boschi vicini, are barbariche, sulle quali avevano sacrificato i tribuni e i centurioni di grado più elevato.
Il numero ridotto di armi ritrovate insieme ai resti rende difficile l'identificazione dell'esercito sepolto: solo poche punte di freccia, i resti di uno scudo e una rara ascia completa di manico sono emersi dalla torbiera. Ciò nonostante, gli archeologi non escludono che la battaglia in cui trovarono la morte i guerrieri sia stata combattuta lontano dal lago, e che i resti siano stati portati qui solo successivamente: durante l'età del Ferro il lago era infatti un luogo sacro, in cui erano gettate le armi dei nemici sconfitti - circa 15.000 oggetti, in gran parte armi, vi sono stati ritrovati, sebbene soli pochissimi pertinenti all'esercito sconfitto.

Mads Kähler Holst, "Macabre finds in the bog at Alken Enge", EurekAlert!, 14 agosto 2012; Irene Berg Sørensen, "An entire army sacrificed in a bog", ScienceNordic, 22 agosto 2012 <http://sciencenordic.com/entire-army-sacrificed-bog>.

martedì 19 giugno 2012

Una traduzione preliminare del vangelo P. Oxy. 5072

Verso del frammento
Un anno fa fu annunciato il ritrovamento di un vangelo sconosciuto, detto P. Oxy. 5072. Si tratta di un frammento di papiro contenente brani di una narrazione evangelica non corrispondente ad alcun vangelo noto.

Ora Rick Brannan ha pubblicato una traduzione preliminare del testo, a partire dalle fotografie del frammento: «A Provisional Transcription and Translation of P.Oxy 5072».

lunedì 18 giugno 2012

Leon, ritrovati pezzi di loriche segmentate di legionari della VII Victrix

Frammenti di lorica segmentata ritrovati a León.
Durante alcuni lavori nei pressi di Puerta Castillo a León - città spagnola sede tra il I e il III secolo della Legio VII Gemina, da cui prese poi il nome - sono stati ritrovati resti di alcuni esemplari di lorica segmentata, le armature caratteristiche del legionario romano alto-imperiale.

Le loriche furono abbandonate o riposte in un angolo di una struttura, probabilmente un magazzino, in seguito crollato.
Questa circostanza fortuita ha permesso alle loriche di rimanere sepolte e conservarsi fino al giorno d'oggi.

Moderna ricostruzione
di lorica segmentata.
Il ritrovamento è importante per diverse ragioni. Innanzitutto conferma la localizzazione dell'accampamento militare della legione nell'area. Le armature sono quelle tipiche del legionario romano, usate dalle legioni e talvolta dalla guardia pretoriana, mentre i reparti ausiliari usavano la lorica hamata, la cotta di maglia, o la lorica squamata, una corazza a placche. Inoltre, un ritrovamento di così tante corazze, circa una ventina, è assolutamente senza precedenti, e permetterà di comprendere meglio la loro struttura.

Quando fu introdotta, la lorica segmentata fu una rivoluzione nell'armamento difensivo romano: di facile uso, comoda da indossare e pratica da trasportare, dato che era separabile in quattro parti. Era però anche molto costosa, e cadde quindi in disuso durante il III secolo.

Matthias Kabel, «Lorica segmentata from back», Wikimedia Commons, 17 giugno 2005, CC by-sa 3.0. Dorothy King, «Lorica from Leon, Spain», Dorothy King's PhDiva, 17 giugno 2012.

sabato 14 gennaio 2012

La Legio IIII combatté nella battaglia di Kalefeld (aggiornamento)

La conferenza stampa organizzata dagli archeologi della Bassa Sassonia ha reso pubbliche le immagini della dolabra (ascia da scavo) romana ritrovata sul sito della battaglia di Kalefeld, come segnalato nel precedente articolo.

La dolabra

La dolabra reca, come anticipato, l'iscrizione LEG IIII relativa alla Legio IIII Flavia Felix:
L'iscrizione «LEG IIII» sulla dolabra
La legione era all'epoca stanziata a Sigidunum, la moderna Belgrado. Si trattò dunque di uno scontro che rientrò in una campagna militare organizzata, non di un evento fortuito.

Il ritrovamento di alcune monete dell'imperatore Alessandro Severo (222-235) sul campo di battaglia aveva fatto datare lo scontro, di cui non vi sono tracce nella letteratura antica, a circa il 235. Ulteriori conferme della datazione sono il riferimento ad una campagna germanica del suo successore, l'imperatore Massimino Trace (che governò tra il 235 e il 238), alla tradizione che vuole Massimino comandante di una Legio IV («IIII» è la forma del numerale «IV» diffusa nel tardo impero), e a una lapide coeva di Aurelio Vitale, un legionario della Legio IIII Flavia Felix, ritrovata a Spira, in cui si narra che cadde durante una expeditione Germaniae («spedizione in Germania»; CIL XIII 6104).

La battaglia

Nella conferenza stampa è stato anche rivelato che l'esercito romano stava tornando indietro lungo una strada ancor oggi nota, proveniente da settentrione, e fu attaccato in un restringimento del percorso da un esercito di Germani, con una tattica molto simile a quella che aveva portato alla sconfitta dei Romani nella battaglia di Teutoburgo due secoli prima.

Questa volta, però, l'imboscata non ebbe successo. L'esercito romano si divise in due parti. La prima attaccò frontalmente il nemico disponendosi in una lunga linea in corrispondenza dell'altura. Una seconda colonna aggirò il rilievo e piombò da dietro sul nemico, che fu sconfitto da questo attacco a pinza. I ritrovamenti archeologici dimostrano che alcune truppe romane erano rivolte verso sud, altre verso ovest.

Quello che è certo, è che questa scoperta dimostra come per secoli dopo la sconfitta a Teutoburgo i Romani continuarono a controllare e ad intervenire nella Germania Magna,  il territorio germanico al di là del confine fortificato. Questo è dimostrato dal fatto che la cartografia del geografo romano Claudio Tolomeo (100-175 circa) riportava con precisione la posizione e il nome degli insediamenti germanici fino alla Vistola, insediamenti di cui non vi è altra traccia nelle fonti.

Dankwart Guratzsch, «Geschichte Großgermaniens vor der Neuinterpretation», Welt Online, 11 gennaio 2012; «Roms vergessene Schlacht», Kreiszeitung, 12 gennaio 2012; Adrian Murdoch, «Battlefield archaeology at Kalefeld», Bread and Circuses, 12 gennaio 2010.