giovedì 2 giugno 2011

Una vasca per il pesce vivo nel relitto romano di Grado?

Tubatura in piombo della nave
Secondo Carlo Beltrame, archeologo dell'Università Ca' Foscari, un relitto romano conservato al Museo di archeologia subacquea di Grado dimostrerebbe che i Romani erano in grado di trasportare il pesce vivo da una parte del Mediterraneo all'altra, conservandole in vasche contenenti acqua di mare.

In un articolo pubblicato sulla rivista International Journal of Nautical Archaeology (Beltrame, C., Gaddi, D.& Parizzi, S. Int. J. Naut. Archaeol. doi:10.1111/j.1095-9270.2011.00317.x (2011)) Beltrame e i suoi collaboratori ricostruiscono un sistema di pompaggio dell'acqua marina ossigenata che metteva in comunicazione lo scafo della nave, perforato allo scopo, con alcune vasche contenenti il pesce vivo.



La ricostruzione

Il relitto, ritrovato nel 1986 e recuperato nel 1999, è lungo 16,5 metri; la nave, risalente al II secolo, trasportava un centinaio di anfore, all'interno delle quali era conservato del pesce già lavorato. Gli archeologi hanno anche trovato i resti di una tubazione in piombo, lunga 1,3 metri e di 7/10 centimetri di diametro; si trovava vicino alla poppa, e terminava in un buco nello scafo.

Beltrame ha prima escluso che si trattasse di una pompa per evacuare l'acqua dal fondo della nave: all'epoca si usavano delle pompe a catena, dei secchi attaccati ad una catena ruotante. Da scartare anche l'altra ipotesi, che fosse un sistema anti-incendio in grado di pompare l'acqua di mare.

Schema del sistema di pompaggio
Considerato l'uso della nave, che trasportava pesce, è più probabile che si trattasse di un sistema atto a pompare l'acqua in vasche contenenti del pesce fresco. In base alle dimensioni della nave, è probabile che la vasca fosse di circa 4 metri cubi, in grado di contenere circa 200 kg di pesce; essendo la portata stimata della pompa di 252 litri al minuto, sarebbe stato possibile effettuare un ricambio completo dell'acqua in 16 minuti.

Sebbene la ricostruzione non sia condivisa da tutti gli studiosi, è tuttavia certo che le fonti letterarie facciano menzione della capacità dei Romani di trasportare pesce vivo. Ne parla Plinio il Vecchio, che racconta di come un pesce pappagallo fu portato dal Mar Nero a Napoli, dove fu gettato in mare; secondo Ateneo, la Syracousia, la nave progettata da Archimede, trasportava delle vasche d'acqua salata dove si trovava il pesce per le cucine.

In questo caso, però, si tratterebbe di un trasporto commerciale. Secondo Beltrame:
Cambierebbe completamente la nostra idea del mercato del pesce nell'antichità. Pensavamo che il pesce dovesse essere mangiato vicino ai porti d'arrivo dei pescherecci. Con questo sistema poteva essere portato ovunque.
Fonte: «Live Fishtank in the Grado Shipwreck?», Rogueclassicism, 2 giugno 2011.

Nessun commento:

Posta un commento